Il Santuario / I miracoli

San Gerardo Maiella

I miracoli attuati nella cittadina di San Giorgio del Sannio

Nella cittadina di San Giorgio del Sannio (fino al 1929 denominata San Giorgio la Montagna), furono due gli eventi straordinari che determinarono l’origine del culto e della devozione in onore del glorioso Gerardo Maiella: il miracolo di Lorenzo Riola (1857-1920) nell’agosto del 1867 e il miracolo attuatosi a beneficio di Michele De Spirito (1864-1938) nel dicembre del 1901, a ridosso dunque della sua canonizzazione. Tra i quattro prodigi approvati per la beatificazione di Gerardo, vi è quello di Lorenzo Riola, così descritto:

Nell’aprile del 1867 il piccolo Lorenzo Riola di dieci anni, di temperamento linfatico, trovandosi nel collegio Giannone di Benevento, cominciò a star male. Il malessere, l’inappetenza, il pallore crebbero fortemente, mentre tutti i gangli linfatici, specialmente quelli del collo dei sottoascellari e inguinali, mostrarono un turgidimento molto evidente.
L’aggravarsi del male fu attribuito al troppo studio, all’alimentazione del collegio e al regolamento. Nel mese di maggio il medico dello stesso collegio, notando tale peggioramento, consigliò i genitori a riportare a casa il fanciullo, pensando che l’aria nativa procurasse un benessere al piccolo.
Tornato a San Giorgio la Montagna, Lorenzo fu visitato dal dottor De Cristoforo che gli prescrisse una cura secondo il caso. Ma il male parve aggravarsi sempre più. L’addome andava gonfiandosi, forti dolori, febbre e difficoltà della funzionalità di tutti gli organi accrescevano il male.
Dopo un mese e mezzo di inutili cure lo stesso dottor De Cristoforo consigliò un consulto presso Angelo Maria Rossi di Benevento. Questi confermò la diagnosi fatta e prescrisse un’altra cura per diminuire l’ascite che si faceva sempre più evidente.
Tuttavia anche questa cura risultò inutile, aggravandosi ancor più lo stato del piccolo per la presenza di edemi negli arti inferiori. Le urine ancor più scarse, il pallore più evidente, una sete divorante rendevano il fanciullo una vera immagine del Cristo sofferente.
Verso la metà di luglio la povera madre condusse il figlio a Napoli presso il professor Ramaglia. Questi, dopo aver riconfermato le precedenti diagnosi, consigliò il ricovero del fanciullo all’ospedale di Torre del Greco, ove venivano curati gli idropici.
La madre pensò invece di portarlo a Castellamare sperando nell’azione diuretica ed evacuante delle acque minerali. Ma il fanciullo fu assalito da forte febbre e il medico del luogo consigliò che si praticasse la paracentesi addominale.
Ricondotto a Napoli il professor Jacolucci sconsigliò l’atto operatorio perché le condizioni del piccolo erano più che gravi. Egli consigliò la desolata madre di riportare il figlio a casa perché non vi era più nulla da fare e non rimaneva alcuna speranza di guarigione.
Riportatolo a casa, il medico di famiglia, viste le gravi condizioni, consigliò al piccolo Lorenzo di fare una novena ad un giovane religioso della Congregazione del SS. Redentore, morto in concetto di santità, la cui intercessione poteva ottenergli la guarigione.

Ecco il racconto del piccolo: “Io non mancai di eseguire il consiglio del medico recitando i tre Gloria Patri. Dopo otto giorni in uno dei mesi dell’estate (per la precisione in agosto) verso le ore 22 di un giorno di giovedì o venerdì, non ricordo, fui sorpreso da un sonno e durante tal sonno, mi parve di vedere una scala dorata, la quale poggiando sulla mia testa si elevava al cielo. Da questa scala io vidi scendere un religioso che portava nel braccio sinistro un Crocifisso. Riconobbi in lui fratel Gerardo perché rassomigliava all’immagine recatami dal dottore. Egli, giunto sopra di me, mise tutte e due le mani nel suo viso e chinatosi con la testa si appoggiò sull’addome, ve la mantenne per qualche tempo dopo di che tutto disparve.
Svegliatomi raccontai il sogno a mia madre gridando: fratel Gerardo mi ha guarito, mi ha fatto la grazia. Infatti immantinente la febbre scomparve e da quel giorno riprese la funzionalità dei reni e dell’intestino. Dopo alcuni giorni il gonfiore dell’addome cominciò a diminuire, scomparvero tutti gli altri segni della malattia e mi ritrovai guarito”.

Il medico curante, il dottor De Cristoforo, confermò quanto deposto dal piccolo Lorenzo, in tali termini: “Da quel giorno posso coscienziosamente attestare che cominciò il processo di funzionalità dei reni e in base a 4-5 giorni il fanciullo Riola era sano, non mostrando il sistema linfatico alcuna traccia di malattia. Dopo l’apparizione del Venerabile tutto il quadro clinico cambiò.
Da queste deposizioni confermo che la guarigione del piccolo Lorenzo Riola fu istantanea”.
Tutti i medici precedentemente consultati constatarono la perfetta guarigione riconoscendo che con la sola forza della medicina il male non poteva regredire così velocemente e con l’esito positivo ottenuto nel giro di 4-5 giorni.

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A segnare il sentimento religioso dell’intera cittadina e, stando a quanto si apprende dalle fonti, fu il secondo miracolo, quello di Michele De Spirito, a far scoccare la scintilla di un amore e di una devozione senza pari nei confronti del santo redentorista da parte dell’intera Cittadina di San Giorgio del Sannio. Di seguito, la narrazione del prodigio:

Michele De Spirito fin dal 17 luglio 1901 andò soggetto a sbocchi di sangue (lo stesso male di cui soffrì S. Gerardo). Fidando nelle celebrità mediche napoletane si portava ivi, e l’illustre prof. Senise, dopo minutissima diagnosi, gli prescrive una ricetta, che accompagna con fatale sentenza di morte: “Amico, torna presto a casa tua, accomoda tutte le faccende di tua famiglia, ché la malattia non ti dà più di 10 giorni di vita!”.
La notte del 16 dicembre, mentre il paziente sta a letto, vede entrare dalla porta nella sua stanza, un personaggio che non gli dà spavento. È il beato Gerardo in persona! Gli si avvicina, gli solleva la coverta e gli scovre il petto. Poi con le mani tocca ripetute volte sullo stomaco, gli fa baciare il Crocifisso e gli dice sensibilmente: “Ora sei guarito!” E si licenzia, prendendo la via della porta. Allora l’infermo grida commosso: “Fratello Gerardo mio, fammi la grazia... per pietà... ho figli!”. A queste voci si desta la moglie e, narratole tutto, si avvede che non ha più al petto la fascia, che lo avvolgeva per 3 o 4 giri, e in più era ligata con una fittuccia. Si alzano e col lume fanno minutissima ricerca. Finalmente la trovano piegata al piè del letto. Da quel momento Michele De Spirito è stato benissimo, ed ha sempre lavorato”.

(Prof. Mariano De Spirito, La presenza di San Gerardo Maiella in San Giorgio del Sannio. Storia di una devozione, Delta 3 Edizioni 2020, pp. 125-129)