La Parrocchia / Le Chiese

La Chiesa Madre di San Giorgio Martire

Santuario Diocesano di San Gerardo Maiella


Chiesa “Madre” perché è la principale del paese e perché più di mille anni fa, quando era ubicata in collina, là dove ora sono il cimitero, ampliato nel 1934 e la cappella del SS. Rosario, diede origine all’antico borgo sannita, che fino al 1929 si chiamò San Giorgio la Montagna (di Montefusco).
Risale, infatti, all’epoca longobarda, precisamente al 991/992 la più antica notizia riguardante San Giorgio, o meglio l’omonima chiesa «con le sue pertinenze», attorno a cui il lento aggiungersi di casa a casa formò un villaggio di «sette piccoli casali». Il quale solo agli inizi del 1700 cominciò ad espandersi ai piedi della collina verso le già esistenti contrade di Sant’Agnese e di Ginestra […].
La stessa titolarità della chiesa, dedicata a uno dei quattordici «santi ausiliatori», il martire palestinese san Giorgio, ucciso nel 303, durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, fa ritenere quell’incipiente – o rinascente – insediamento umano «in territorio Montisfusculi» di origine longobarda. […]
Fu, dunque, nel X secolo che la «ecclesia Sancti Georgi de loco Vico» venne donata e confermata al monastero benedettino di San Modesto in Benevento dal principe longobardo Pandolfo II e suo figlio Landolfo V. E, come essi dichiararono nell’atto di concessione, la offrirono a Dio «per la salvezza dell’anima nostra e della nostra patria». […]
Nel 1505, versando in abbandono l’abbazia di San Modesto, il papa Giulio II l’assegnò con tutti i suoi beni e diritti alla Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi, e la stessa sorte toccò alla chiesa di San Giorgio. La cui giurisdizione «nullius dioecesis» e direttamente soggetta alla Santa Sede, fu più volte contesa dall’arcivescovo di Benevento, fino a quando, nel 1637, Roma non appurò definitivamente la sua proclamata indipendenza. […] l’antica chiesa di San Giorgio, rovinata dal terremoto del 1688, come lo sarà ancora dal sisma del 1702 e irreparabilmente da quello del 1732, «non solum restaurata et basilice reaptata fuit, sed magnificae etiam ornata» dal munifico abate-curato don Andrea Vollari (1692-1729), che vi spese del suo ben 600 ducati; e il 1° aprile del 1698 fu solennemente consacrata dal cardinale Orsini. Al quale il principe del luogo, Carlo III Spinelli (1678-1742), chiese ed ottenne, il 1° marzo 1721, che quella chiesa fosse eretta, a sue spese, in «insigne collegiata», con un abate, un arciprete e quattro canonici per la recita quotidiana della divina salmodia, e la celebrazione della messa conventuale.
Nella prima decade del Settecento, aumentando il numero degli abitanti, che tuttavia non arrivava a 130 famiglie e 700 anime […], il principe Carlo, che si era già fatto costruire un palazzo più grande in località Casalnuovo, pensò di affiancarvi una nuova chiesa (e anche un monastero per le discendenti del suo casato), la cui prima pietra fu posta il 29 settembre del 1721. Ma, pur funzionando da alcuni anni, la consacrazione della chiesa avvenne soltanto 15 anni dopo, per mano del cardinale Serafino Cenci, il 30 aprile 1737. […]
Nella primavera del 1729, in uno dei due soggiorni a Benevento, papa Orsini si portò anche a San Giorgio per osservare il nuovo tempio, che «invesère atque collaudare dignatus est». Trent’anni dopo, nell’autunno del 1760, vi fu anche Sant’Alfonso Maria de Liguori, di passaggio da Sant’Angelo a Cupolo ad Avellino, e nella primavera precedente vi svolsero una missione popolare i suoi primi compagni Redentoristi. […]
Primo abate della settecentesca chiesa collegiata (ma già lo era da 1729, quando funzionava ancora la vecchia chiesa in collina) fu don Tommaso Rossi, nato e morto a San Giorgio (1673-1743), teologo e filosofo, che Giambattista Vico stimava «degno della più famosa Università dell’Europa». […]
Nel 1931, a due secoli dalla fondazione, l’arciprete don Alberto Cozzi (1911-1932), «dal popolo sovvenuto, questa chiesa per vetustà e terremoto pericolante, decorando abbellì». Risistemò gli altari, tra i quali uno del 1907 dedicato a San Gerardo Maiella – la cui statua (voluta da Michele De Spirito e Cristoforo Bottiglieri) e del 1904 – vi aggiunse altre tre nicchie a muro e fece dipingere dai fratelli Girolamo e Vincenzo Liguori di Mercato San Severino (SA) nell’abside le allegorie della Speranza, Fede e Carità, e nella cupola centrale i quattro Evangelisti e otto angeli, ciascuno in diverso atteggiamento. […]
Nel 1982, da una dimenticata botola al centro della chiesa, dove nel 1799 era stato sepolto, accanto alla nonna Maria Teresa Caracciolo, moglie di Carlo III Spinelli, e due sorelline, il giovane Principe Carlo IV, ucciso a San Giorgio in uno scontro tra rivoluzionari e insorgenti, furono estratti i loro resti mortali e traslati nell’ossario del cimitero. […]

(Prof. Angelomichele De Spirito, La Chiesa Madre di San Giorgio del Sannio, 2001)



Il 29 gennaio 2022, nel CXXIX anniversario della beatificazione di San Gerardo Maiella, S. Ecc. Mons. Felice Accrocca, Arcivescovo Metropolita di Benevento, alla presenza del Parroco Mons. Aurelio Capone, del popolo devoto e delle autorità cittadine di San Giorgio del Sannio, ha proclamato “Santuario Diocesano per il culto in onore di San Gerardo Maiella Taumaturgo” la suddetta chiesa parrocchiale.







La Chiesa di San Rocco


Il 31 agosto 1901, la chiesa dedicata a San Rocco fu solennemente consacrata dall’arcivescovo Paolo Schinosi, delegato del card. Donato M. Dell’Olio, metropolita di Benevento, dove qualche mese prima aveva consacrato la basilica della Madonna delle Grazie. A San Giorgio, questa nuova chiesa in contrada San Rocco, era sorta in sostituzione di un’altra più piccola e fatiscente, che era stata demolita nel 1899 anche perché, nel passato, era caduta parte della volta e il sindaco Errico Nisco, fratello del patriota risorgimentale Niccola (che morì, sei giorni prima della suddetta consacrazione), «non volendo essere responsabile di qualche possibile disgrazia», ne aveva proibito l’accesso. Ma già quattro anni prima, nella visita pastorale del 20 giugno 1895, quando il paese aveva raggiunto i 3500 abitanti, il parroco Gaetano Giovannelli (1886-1911), con i fedeli del posto, e in particolare «il Sig. Pietro Bocchini fu Domenico, direttore e amministratore per la festività del Santo», avevano chiesto al precedente arcivescovo, il card. Camillo Siciliano di Rende, di poter costruire una nuova chiesa per le necessità cultuali dell’accresciuta popolazione. Infatti, essendo stata distrutta dal terremoto del 1732 l’antica parrocchiale, ubicata laddove si estende il cimitero, da più di un secolo e mezzo ne funzionava un’altra, più ampia e più bella, edificata dal principe Carlo III Spinelli in località Casalnuovo, «abbastanza distante dalle frazioni Piano, Marzani, San Rocco, Fontana e Toppa». L’arcivescovo, quindi, vista la pianta con l’espropriazione del terreno, approntata dall’ingegnere Adriano Nisco (figlio di Niccola), firmò il decreto di costruzione, specificando che «il prospetto della chiesa non doveva essere sulla piazza dove era il pozzo, ma di lato sulla via detta dei Marzani». E così, edificata «con l’obolo dei fedeli», pur non essendo ancora completata, fu benedetta dal Giovannelli e inaugurata nella festa di S. Rocco del 16 agosto 1900. L’antica chiesa, detta anche oratorio o cappella di S. Rocco, era sorta al termine dell’orribile pestilenza del 1656, che imperversò nel Regno di Napoli e altrove, [...].
A San Giorgio, che allora senza gli attuali quartieri di Sant’Agnese e di Ginestra, contava circa 700 anime, l’epidemia arrivò nell’estate e lasciò in vita poco più di 350 abitanti. I quali «con le loro limosine» e la guida del nuovo parroco, don Giuseppe Perrelli, anch’egli forestiero e laureato a Napoli, costruirono quella piccola chiesa votiva in onore del Santo «contra pestem patronus». Circondata da via pubblica nella località Triggio, che da allora cominciò a chiamarsi San Rocco, essa misurava poco più di cinque metri per quattro e tre e mezzo di altezza. L’entrata volgeva a Mezzogiorno e sulla porta in una piccola nicchia era dipinta l’immagine di S. Rocco. Sulla sommità della facciata, «in un arco di fabbrica pendeva una piccola campana di rotola 30», su cui era scritto: S. Rocco ora pro nobis. MDCLVIII. Cioè 1658. All’interno, con due finestre e tutt’intorno sedili in legno, c’era un pavimento di mattoni, un’acquasantiera, un lavabo e su «l’unico altare di pietra» una tela raffigurante la Madre di Dio, S. Rocco e S. Francesco Saverio. Poi, divenuto arcivescovo di Benevento il card. Vincenzo M. Orsini (1686-1730), quell’altare fu da lui consacrato il 3 maggio del 1708. Ma le due statue di S. Rocco e di S. Lucia, con un’altra più piccola, della Madonna Addolorata, furono aggiunte nella prima metà del Novecento. [...]

(Prof. Angelomichele De Spirito, La Chiesa di S. Rocco in San Giorgio del Sannio, 2021)